Il 27 giugno 1991 la vita di Andreana Scapuzzi Bassanetti si spezza. Camilla, figlia amatissima di 21 anni, muore tragicamente. Bellissima, luminosa. Nel suo diario aveva scritto: “Non ho mai offeso nessuno”. “Era vero – racconta al Sir la mamma -. Era un angelo”. Andreana, psicologa e psicoterapeuta, sprofonda nel buio. Senza fede, lontana dalla Chiesa, senza più voglia di vivere. “Volevo lasciarmi morire. Nessun genitore riesce da solo a superare un dolore così grande, perché ci supera, è una morte dentro:
muori senza poter morire. E purtroppo devi continuare a vivere, purtroppo devi vivere”,
scandisce due volte.
Ma il Signore non permette che Andreana si perda. La riprende per i capelli spingendola ad uscire di casa. Così, vagando nel buio per le strade della sua città, Andreana scorge una piccola luce. Una chiesetta sulla cui porta c’è l’invito di Gesù ai discepoli nel Vangelo di Matteo:
“Venite con me, in disparte”.
Andreana non cerca Dio: fisicamente e mentalmente sfinita, cerca solo un posto per riposare e recuperare le forze. “Ma quella frase – racconta – mi ha trafitto. Come se fosse stata scritta per me, come se qualcuno mi stesse aspettando da tempo, si è incisa nel profondo del mio cuore”. Entrando, davanti al Santissimo esposto Andreana scorge alcune ragazze: “Sui loro volti ho letto la speranza, la speranza di un mondo nuovo che mi ha fatto pensare:
‘Forse Camilla c’è ancora’”.
Da questo primo raggio di luce inizia un cammino nuovo. Alcune famiglie colpite dallo stesso dolore della perdita di un figlio la cercano. Lentamente, senza progetti, “senza sapere dove stavo andando. Ma il Signore – afferma risoluta Andreana – mi ha conquistata. È diventato il centro della mia vita. E man mano, altre famiglie si uniscono. Non per seguire un metodo, ma per condividere. Per stare insieme. Per non essere soli nel dolore”.
Così nasce Figli in Cielo che oggi conta 156 comunità in tutta Italia e all’estero, “unica realtà che si occupa del lutto a ricevere nel 2017 l’approvazione della Cei – sottolinea la fondatrice che riconosce – :
io non ho fatto nulla; ha fatto tutto lo Spirito santo. Io dovevo solo esserci. E tentare di fare meno danni possibili”.
E ogni giorno, ogni incontro, ogni abbraccio, è un miracolo. Perché dare consolazione e speranza a chi vive nella morte è il dono più grande. Non servono parole. A volte sono persino fastidiose. Basta esserci. Basta che l’altro sappia che tu hai vissuto lo stesso dolore, che comprendi, che sei lì. “Insieme alla tremenda ferita che ci ha colpito – spiega Andreana – abbiamo in un certo senso ricevuto un dono, quello di poter ascoltare e capire chi sta vivendo lo stesso dolore devastante.
E questo è il primo passo della consolazione”.
Per la mamma, Camilla non è solo memoria, è relazione, una comunione che supera il tempo e lo spazio:
“E’ sempre con me; una presenza che mi accompagna, a volte anticipando i miei passi, mi ispira, e quando rischio di ricadere nel buio mi salva”.
Ed è questo amore, questa presenza di bene, spiega, “a sostenere le nostre famiglie con figli in cielo, insieme alle quali condivideremo il Giubileo del 15 settembre”.
Un appuntamento incastonato in quattro giornate a Roma (13- 16 settembre) per prepararsi “in comunione di preghiera” a vivere al meglio il pellegrinaggio alla Porta Santa e la veglia di preghiera con Papa Leone XIV nella basilica di san Pietro del 15 settembre, non a caso memoria della beata Vergine Addolorata. Ieri pomeriggio don Luigi Maria Epicoco, teologo, scrittore e docente di filosofia presso la Pontificia Università Lateranense, ha svolto una catechesi proprio sul tema “Il Giubileo della consolazione”. Consolazione che definisce “una professione di fede in Gesù che mi insegna a usare l’empatia, a parlare, ad ascoltare, a perdonare, ad avere fiducia, ad abbandonarmi e a coltivare la presenza di chi fisicamente non c’è”.
Ogni terza domenica del mese le diverse comunità si ritrovano. Al centro dell’appuntamento la messa.
“E’ lì – spiega Andreana – che sentiamo la presenza viva di Dio e dei nostri figli accanto a noi. Un incontro reale, un momento in cui il cielo si avvicina alla terra”.
La messa viene preceduta da un momento di condivisione. Viene distribuito un foglietto, “La riflessione del mese”, preparato personalmente da Andreana scegliendo un versetto della Parola di Dio “che più ci parla”, accompagnato da tre brevi frasi per aiutare ciascuno a guardarsi dentro.
Uno spazio libero, dove i genitori non raccontano solo la loro storia “orizzontale”, ma ciò che passa nel cuore:
chi non riesce a sistemare l’armadio del figlio, chi ha tolto tutte le foto, chi non dorme più.
Tutto questo, alla luce della Parola, cambia. Non perché il dolore sparisca, ma perché viene illuminato. Si impara a guardare “dall’alto”, a vedere il proprio vissuto con occhi nuovi. E ascoltando l’esperienza di chi, “dopo avere attraversato la morte ha incontrato la vita nuova”,
questi genitori “iniziano piano piano a vivere una nuova maternità e paternità. Non più solo quella della carne ma anche quella dello spirito”,
conclude Andreana. Diventano insomma genitori nuovi, capaci di generare vita anche nel dolore perché tutto l’amore donato è più forte della morte e rimane per sempre.
Chi avesse desiderio di contattare la Comunità o di essere ascoltato, può chiamare il numero 320 9794407 oppure scrivere a figlincielo@figlincielo.it
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