In Toscana sono appena 7 le Case di comunità sulle 156 in programma che possiamo definire “complete”, ovvero che dispongono di tutti i servizi obbligatori dichiarati dalla Regione come “attivi”, inclusa la co-presenza di personale medico e infermieristico. E solo 42 vedono almeno un servizio dichiarato attivo. A fornire il dato è l’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) all’interno del suo report nazionale di sintesi del monitoraggio sull’attuazione del Dm 77/2022. Nello specifico il documento fa riferimento al secondo semestre del 2024.
In generale, i dati non sono confortanti: in Italia, infatti, sulle 1717 Case di comunità programmate, solamente 46 sono previste con la dotazione di tutti i servizi obbligatori. Volendo porre la lente d’ingrandimento solo sulla situazione della nostra regione, il report Agenas conferma che dal punto di vista sanitario la Toscana è tra le zone più attrezzate, dietro solamente a Emilia-Romagna (13), Lombardia (10) e Lazio (8). Complessivamente, delle 20 regioni italiane solamente 12 disporranno di Case di comunità “all inclusive”, cioè dotate di tutti i servizi obbligatori.
Il report di Agenas ricorda che in Toscana sono programmate 156 Case di comunità, tra hub e spoke. Di queste, 76 sono previste dalla programmazione riconducibile al Cis, ovvero il Contratto istituzionale di sviluppo sottoscritto a suo tempo dalla Regione con il governo, e che per le caratteristiche individuate sono state finanziate dai fondi del Pnrr. Per quest’ultimo motivo, parliamo di 76 Cdc che dovranno essere concluse e attivate entro il 2026, come prevedono i progetti supportati da risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. A queste se ne aggiungono altre 80 che si inseriscono nella programmazione regionale extra Cis, cioè che, pur essendo progettate o già operative come Case della comunità, non soddisfano pienamente i criteri del Cis o non rientrano nel finanziamento diretto del Pnrr, ma possono essere finanziate con altre risorse o integrate nel sistema sanitario territoriale in modo complementare.
In Toscana, quindi, sono in tutto programmate 156 Case di comunità (Cis + extra Cis). Cosa vi troveremo al loro interno? E come e in quante strutture saranno ripartiti i servizi, tra obbligatori e facoltativi, e la presenza di medici e infermieri? Solo 7 strutture vedono “tutti i servizi obbligatori dichiarati attivi”, inclusa la presenza di personale medico e infermieristico secondo gli standard del Dm 77. Se invece si esclude la presenza di dottori e infermieri secondo le direttive, salgono a 11 le strutture con l’attivazione dichiarata di tutti i servizi obbligatori. È in questi due numeri che emerge una criticità che non riguarda solo la nostra regione ma che tocca ormai da tempo tutto il Paese, ovvero la scarsità di medici e personale infermieristico.
Queste ora illustrate le potremmo definire come le organizzazioni “ottimali” delle Case di comunità. Ma non si può avere tutto. Se guardiamo ai servizi, come detto, saranno in tutto 42 le “strutture da programmazione regionale assimilabili a Cdc con almeno un servizio dichiarato attivo”. In che maniera, però, saranno presenti i servizi nelle Case di comunità toscane, Cis e extra Cis?
Partiamo da quelli obbligatori. Il Pua, cioè la Porta unica di accesso, ovvero il luogo dove si prende in carico un paziente con tutti i suoi bisogni sanitari e sociali, sarà presente in 37 strutture, mentre i servizi di assistenza domiciliare in 41. I servizi di specialistica ambulatoriale per patologie a elevata frequenza saranno presenti in 33 strutture, mentre quelli infermieristici in 41. Il sistema integrato di prenotazione collegato al Cup aziendale sarà a disposizione in 42 Cdc, come l’integrazione con i servizi sociali. Alla voce “Partecipazione della comunità e valorizzazione della co-produzione” si contano 18 strutture; i servizi diagnostici di base in 33, la continuità aziendale in 24 e il punto prelievi in 38. Da precisare però che i servizi diagnostici di base, la continuità aziendale e il punto prelievi sono obbligatori solo per le Case di comunità hub.
Tra i servizi definiti come “raccomandati o facoltativi” rientrano le attività consultoriali e rivolte ai minori (in 22 Cdc), interventi di salute pubblica e vaccinazioni 0-18 (36), screening (36), servizi per la salute mentale (18), dipendenze patologiche (6), servizi per neuropsichiatria infantile e adolescenziale (9), medicina dello sport (1) e infine attività di valutazione multidimensionale e formulazione dei Pai, piani di assistenza individuale, in 35.
Se invece ci concentriamo sulla presenza medica e infermieristica – e qui si evidenzia di nuovo la questione della scarsità di queste figure – in Toscana sono 21 le Case di comunità programmate che avranno una presenza medica attiva secondo gli standard Dm 77, mentre saranno 25 quelle che dichiarano una presenza infermieristica attiva sempre secondo gli stessi requisiti stabiliti.
Il Dm 77 del 2022 prevede una presenza medica pari a 24 ore al giorno, 7 giorni su 7 nelle Case di comunità hub, mentre per le strutture spoke scende a 12 ore al giorno e 6 giorni alla settimana. La presenza infermieristica è prevista per 12 ore al giorno per 7 giorni a settimana nelle Cdc hub e 12 ore al giorno per 6 giorni alla settimana per le Cdc spoke.
Per chiarire ulteriormente la definizione di “presenza medica”, per le Case di comunità s’intende “come disponibilità di un servizio di assistenza medica aperto a tutti gli utenti indipendentemente dall’iscrizione a un determinato medico, senza necessità di prenotazione tipo ex guardia medica/continuità assistenziale”. Questo servizio può essere erogato da un medico del ruolo unico di assistenza primaria durante l’attività su base oraria o da altro medico specificatamente dedicato. La “presenza infermieristica”, invece, è intesa come “disponibilità di un servizio di assistenza infermieristica con infermiere dedicato aperto a tutti gli utenti e senza necessità di prenotazione, es. ambulatorio infermieristico”.
(*) Toscana Oggi
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