Il saluto del Card. Zuppi a Papa Leone

Scritto il 17/06/2025
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"Con tutta umiltà, ma con convinzione e fedeltà le assicuriamo la nostra comunione e il nostro servizio", ha detto il Presidente della CEI.

Pubblichiamo il saluto che il Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, ha rivolto a Papa Leone XIV il 17 giugno. 

Padre Santo,
a nome di tutti i Vescovi della Conferenza Episcopale Italiana, compresi gli emeriti cui va tanta riconoscenza per il loro servizio, desidero ringraziarla per l’opportunità di ascoltare la sua parola e per poter manifestarle obbedienza, fraternità e amicizia. Sentiamo proprio vera quella “speciale sintonia” che unisce la Chiesa in Italia al Successore di Pietro, Vescovo di Roma e Primate d’Italia, come affermava Paolo VI.
Giovanni Paolo II, quasi parafrasando S. Agostino, disse: “Siamo i Vescovi di questa Chiesa; tutti insieme lo siamo, voi e io. […] Vescovo con voi e come voi della Chiesa in Italia” (Omelia, 15 maggio 1979). Grazie, Papa Leone, del suo presiedere questa comunione perché il primato garantisce la collegialità e la sinodalità. Sono con noi le nostre Chiese e comunità, i preti, i consacrati, i laici, tanti compagni di strada che con impegno hanno intrapreso in questi anni il Cammino sinodale, per realizzare quell’invito che Papa Francesco ci rivolse proprio dieci anni fa a Firenze: “Puntate all’essenziale, al kerygma”, cioè a parlare in modo diretto e personale di Gesù. Ci chiese che fosse “tutto il popolo di Dio ad annunciare il Vangelo, popolo e pastori” e suggerì che la Chiesa in Italia fosse protetta da “ogni surrogato di potere, d’immagine, di denaro” (Discorso, 10 novembre 2015).
È stato ed è il nostro impegno per rendere ragione della speranza che è in noi (cf. 1Pt 3,8-17), per una Chiesa accogliente, vicina alle attese di tanti, di tutti, particolarmente dei poveri. Dopo dieci anni, ci piace ancora di più una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti; la desideriamo lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza e per essere così, se serve, “innoviamo con libertà” (cf. Papa Francesco, Discorso, 10 novembre 2015). Vogliamo che tutti si sentano a casa nella casa di Dio, dove anche il fratello maggiore impara a sentire sua la festa della misericordia, della gratuità, della fraternità ritrovata. A ottanta anni dalla fine della terribile Seconda Guerra Mondiale, confrontati con le guerre in cui anche oggi viene versato il sangue di Abele, vogliamo assicurarle la nostra vicinanza nell’impegno che personalmente ha preso per “impiegare ogni sforzo perché questa pace si diffonda” (Discorso, 14 maggio 2025). Con tutta umiltà, ma con convinzione e fedeltà le assicuriamo la nostra comunione e il nostro servizio.
Grazie, Padre Santo!