Una locomotiva chiamata Italia

Scritto il 22/12/2025
da Pompeo Locatelli

Sono migliorati i conti pubblici (Istat). E poi, che dire, delle più che buone valutazioni che abbiamo ottenuto dalle agenzie di rating?

Per troppo tempo l’Italia è stata il pulcino bagnato dell’Unione europea. Anche con motivazioni difficilmente contestabili. Adesso le cose sono cambiate eppure si avverte nell’aria una certa difficoltà a raccontare un migliore stato di salute della nostra economia. Per contrasto, verrebbe voglia di scrivere che il Belpaese è oggi la locomotiva dell’Europa. Esagerato? Forse. Tuttavia che le cose dalle nostre parti vadano decisamente meglio rispetto alla Germania e alla Francia è un dato di fatto da non sottovalutare. E dirlo con decisione è importante perché, l’accertato incremento del valore di credibilità del Sistema Paese, può essere, in questa fase storica densa di punti interrogativi, il passepartout per stimolare il recupero fondamentale del sentimento della fiducia da parte dei cittadini/contribuenti e delle imprese.

È opportuno un po’ di ripasso. Partiamo dal Pil. Quello italiano, dall’ultimo quadrimestre 2019 è lievitato del 6,6% mentre quello tedesco di appena lo 0,1. L’Italia, al riguardo, ha fornito una performance migliore rispetto alle maggiori economie del Vecchio continente che fanno parte del G7. Così come sono migliorati i conti pubblici (Istat). E poi, che dire, delle più che buone valutazioni che abbiamo ottenuto dalle agenzie di rating? Si fa finta di nulla? Tenere conto dei loro giudizi solo quando sono negativi significa essere malmostosi, vuol dire non voler bene al Paese. Certo, sarebbe un errore imperdonabile cullarsi sugli allori. C’è moltissimo da fare perché il debito pubblico rimane molto alto, diversi nodi permangono in materia di burocrazia, come serve più coraggio nel costruire una politica industriale che premi gli sforzi delle pmi. Ma è meno difficile adoperarvisi con uno scenario interno nel complesso favorevole. Non si perda tempo!

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