Tutti divisi (anche) su Kirk. Un assist alle dittature

Scritto il 15/09/2025
da Augusto Minzolini

L' altro ieri il dipartimento di sicurezza nazionale spagnolo ha lanciato un allarme sull'aumento delle spedizioni di artefatti esplosivi o incendiari nei pacchi postali trasportati via aerea. Un fenomeno che va messo in relazione alla guerra ibrida e all'appoggio dato dalla Spagna all'Ucraina nel conflitto con la Russia. La notizia non ha avuto grande eco sui giornali ma dimostra quanto la situazione internazionale sia a dir poco tesissima. In questo scenario in cui il codice rosso è stato superato da un pezzo è avvenuto l'assassinio dell'attivista di destra Kirk negli Stati Uniti. Diciamolo subito: l'omicidio di Kirk va condannato senza dubbi, esitazioni o commenti. La stessa reazione bisognerebbe avere anche di fronte all'assassinio di un esponente di sinistra. Uccidere una persona solo perché la pensa diversamente (e io non condivido nulla delle idee di Kirk) è innanzitutto un delitto contro la democrazia e la libertà. Si tratta di un principio che non prevede subordinate: per cui non sono ammesse discussioni di sorta, né se, né ma. Gli avversari politici vengono uccisi solo in regimi dittatoriali fascisti o comunisti, ognuno decida il colore, in Paesi come la Russia (vedi Navalny, foto), la Cina o la Corea del Nord (dove scompaiono come se fossero biodegradabili), la Birmania o il Venezuela (dove vengono dimenticati fino alla morte nelle carceri).

Il punto più preoccupante, però, di questa vicenda è un altro. Quello che emerge dal delitto Kirk al di là di come la pensava l'assassino, la sua famiglia o tutte le congetture che si sono fatte in questi giorni, è che gli Stati Uniti sono divisi da una guerra civile strisciante. La patria della democrazia è avvelenata dal virus dell'intolleranza che si è manifestato in mille occasioni (dall'assalto a Capitol Hill all'attentato a Donald Trump). Il risultato è che l'attenzione del Paese che per ottant'anni è stato il "garante" del vecchio ordine mondiale è concentrata solo suoi guai, sulle due divisioni, non presta nessuna attenzione a ciò che avviene nel mondo. E si vede. Tant'è che il precipitare della situazione, l'avvitamento dei conflitti in Ucraina e in Palestina non ha messo in moto alcun meccanismo di reazione nel Paese, non c'è nessun segnale di una possibile risposta unitaria come avvenne all'indomani dell'11 settembre. Anzi, l'assassinio di Kirk ha innescato nuove divisioni, ha fatto fare un altro passo verso una guerra civile palese e non più strisciante. Invece, di stringersi, di serrare i ranghi, quella nazione, per responsabilità di tutti, si è divisa ulteriormente, ha sceso un altro scalino verso il caos. E di questo scontro quasi viscerale non si avvantaggiano in un momento così delicato né la destra o la sinistra, né i conservatori o i progressisti ma solo le autocrazie, i dittatori, per aumentare la loro influenza nel mondo e speculare sui limiti del regime democratico.

L'assurdo è che di questo rischio a dir poco incombente nessuno è consapevole. Neppure da noi che siamo a due passi dai due conflitti, che vediamo i droni russi sconfinare in Europa e che siamo già vittime della guerra ibrida. Noi che siamo stati teatro di non pochi attentati politici durante la guerra fredda. E irrimediabilmente invece di dare una risposta unitaria, di condannare tutti insieme un omicidio politico che ferisce innanzitutto la democrazia, ci abbandoniamo a polemiche ideologiche e ci spariamo addosso usando le parole al posto dei proiettili. Senza comprendere che in un momento così delicato facciamo solamente il gioco di chi nella democrazia non ha mai creduto.