Cosa ci insegna il “cucchiaio” flop di Messi…

Scritto il 15/09/2025
da Nino Materi

Un portiere sconosciuto che ha la meglio su un campione famoso: una lezione per la vita di tutti noi

L’umiltà intelligente dell’anonimo portiere che prevale sulla presunzione stupida (almeno un po’…) del celebrato fuoriclasse. E giustizia è fatta. Il video virale del famosissimo Messi che, per fare il fenomeno, trasforma il “cucchiaio” in una figuraccia (per lui) e in un figurone per lo sconosciutissimo Kristijan Kahlina, sta macinando milioni di “mi piace” globali. Gli applausi vanno però questa volta al portiere dello Charlotte, la squadra americana che dopo il penalty flop del cucchiaioso Messi si è bevuto 3 a 0 l’Inter (Miami) del campionissimo Leo. Un epilogo che forse ha il merito di ricordare al mondo una morale di saggio buon senso: meglio non fare lo sborone. Nel calcio, ma pure nella vita di tutti i giorni. Perché il karma è un giustiziere sempre pronto a schiacciarti come una Pulce. Ieri è capitato al “pluripallonedoro” argentino, ma oggi potrebbe capitare a ciascuno di noi. Ma non solo in un campo di calcio, ma pure nella ordinaria quotidianità delle nostre esistenze: magari in casa, in ufficio, al ristorante (o al calcetto) con gli amici… Perché la “sindrome del cucchiaio” è un virus da cui nessuno è immune incubato nell’animo che si manifesta quando meno te lo aspetti; la voglia di mostrarsi superiore all’altro, addirittura di umiliarlo (questo è il senso nascosto del cucchiaio…), è insita nella natura umana. L’Ego non punta mai al pareggio ma ambisce alla goleada. Gioca d’attacco. Cerca la rete. E quando la palla è sul dischetto si rischia di perdere il senso della realtà e della misura. Ma, per una ineluttabile legge del contrappasso, ecco che a punire il bomber dall’autostima ipertrofica può spuntare sulla linea di porta un Kahlina che ti sbatte in faccia la cruda verità: puoi anche chiamarti Messi (o anche Ronaldo, Pirlo, Totti, accomunati dal culto del “cucchiaio”) ma, se esageri, il Fato ti castiga. Rigorosamente.