È cominciata la coppa d'Africa. In campo ventiquattro nazionali, in queste giocano 15 calciatori provenienti dai nostri campionati di A e di B. Tirato di conto, la presenza "italiana" è superiore a quella che Milan e Como porteranno a Perth e che, De Siervo Luigi, amministratore delegato della Lega di serie A, ha così spiegato: "È un sacrificio che chiediamo ai nostri tifosi, credo che lo abbiano compreso. Abbiamo bisogno dei mercati internazionali. Siamo i primi ad aprire un ciclo ma tutte le grandi leghe giocheranno almeno una gara all'estero nei prossimi anni. Le leghe americane lo fanno da tempo, il Giro d'Italia partirà dall'Ungheria e si correranno fuori dall'Italia 3 tappe su 21. Noi parliamo dello 0,25, un sacrificio piccolo per cercare nuovi spettatori e restare tra le prime quattro leghe del mondo". Premesso che paragonare i tifosi, a pagamento, di calcio a quelli, a titolo gratuito, del ciclismo è per lo meno grottesco, poi il Giro porta all'estero tutta la carovana e non due squadre, il disegno di restare tra le prime quattro leghe del mondo è fantascientifico come le ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne, alla Lega di A non sono bastate le tribune semivuote di Riad per la supercoppa, a dirla tutta all'estero ci conoscono bene, grazie ai due fallimenti azzurri nelle qualificazioni mondiali. Milan e Como di made in Italy hanno l'insegna e basta, due proprietà straniere, 52 calciatori di cui soltanto 11 italiani, il resto è carrefour dinanzi al quale gli australiani rispondono: to make a quid, fare soldi. Bye, bye.
