Dopo settimane di tensioni il ministero del Commercio cinese ha annunciato che concederà esenzioni dal divieto di esportazione di microchip alle aziende che soddisfano determinati requisiti, nel tentativo di allentare il blocco imposto in risposta alla nazionalizzazione della filiale olandese di Nexperia.
La decisione di Pechino arriva dopo che l'Aia, a fine settembre, ha assunto il controllo del produttore di semiconduttori - di proprietà della cinese Wingtech - per motivi di "sicurezza economica e tecnologica". Una mossa giudicata da Pechino come "un'ingerenza impropria" che ha "sconvolto le catene industriali e di approvvigionamento globali". Secondo il Global Times, le autorità cinesi invitano ora le aziende in difficoltà a contattare direttamente il ministero per ottenere permessi speciali all'esportazione. Sullo sfondo, l'intervento diplomatico tra Pechino e Washington, con un'intesa di principio maturata nei colloqui tra Xi Jinping e Donald Trump in Corea del Sud, avrebbe contribuito alla svolta. Dall'Aia, intanto, silenzio: il governo olandese si limita a confermare "contatti costruttivi" con Cina e partner internazionali per riequilibrare la catena di fornitura.
La vicenda ha suscitato forte preoccupazione nelle case automobilistiche europee, da Volkswagen a Stellantis, che dipendono dai microchip Nexperia per una vasta gamma di componenti elettronici di base, dai sistemi di climatizzazione alle centraline di bordo. Il blocco delle forniture dalla Cina ha già rallentato alcune produzioni, mostrando quanto l'Europa sia vulnerabile nella guerra globale dei semiconduttori. La Germania parla ora di "un primo segnale positivo di allentamento delle tensioni", ma avverte che servirà tempo per valutare le reali conseguenze dell'annuncio cinese. Il caso Nexperia, intanto, resta emblematico del difficile equilibrio tra sicurezza nazionale e libertà economica, ma soprattutto dell'intrinseca debolezza europea.
