In un modo o nell'altro, tutti restano inevitabilmente appesi al ciuffo di Donald. Sanzioni e armamenti, dipendono dagli stati Uniti e l'ultima parola spetta al presidente. Se sulle sanzioni punitive alla Russia, Trump ha sposato la linea della durezza dopo il continuo tergiversare di Mosca, la possibile fornitura di missili Tomahawk a Kiev rimane in dubbio. Dopo l'ok del Pentagono, si aspetta la decisione del tycoon per una mossa che potrebbe spostare gli equilibri del conflitto. Al punto che l'Ucraina non aspetta altro e la Russia reagisce sguaiatamente sperando nello stop di Trump. Il tutto mentre il tema della sicurezza europea rimane attualissimo a causa del continuo allarme sugli sconfinamenti di droni, dalla Germania al Belgio.
"Il possibile invio di missili Tomahawk all'Ucraina rappresenta una scelta perfetta e importantissima da parte del Pentagono", confessa Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Zelensky. "Non abbiamo ricevuto una notifica ufficiale dalla Casa Bianca. Siamo in attesa. Ma se davvero fosse confermato, sarebbe una mossa di grande tempismo, anche perché la Russia continua a bombardare senza sosta e in modo massiccio la nostra popolazione e le infrastrutture civili. E Putin rifiuta di avviare qualsiasi trattativa diplomatica". È proprio questo il punto chiave. Negli ultimi mesi Trump ha concesso un'ampia linea di credito a Putin, cercando con le buone di portarlo sulla strada del dialogo e del compromesso. E non ha preso bene i continui rinvii e rifiuti del Cremlino di sedersi a un tavolo. Al punto da accantonare i consigli dell'inviato Witkoff e propendere per quelli del segretario di Stato Marco Rubio. Decisiva in questo caso la telefonata con il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, al termine della quale Rubio avrebbe riportato a Trump che Mosca non ha nessuna intenzione di fermare il conflitto. Stessa cosa riportata dagli 007 americani in un documento che ha presentato al Congresso.
Sanzioni e armi, esattamente quello che sta cercando di portare avanti anche l'Europa per sostenere l'Ucraina. Anche perché la minaccia russa preoccupa Bruxelles. Mosca ha varato ieri a Severodvinsk il sottomarino nucleare "Khabarovsk", progettato per trasportare il drone subacqueo a capacità nucleare Poseidon, mentre la scorsa notte sono stati sospesi per quasi due ore i voli all'aeroporto di Berlino-Brandeburgo a causa dell'avvistamento di droni non identificati. E ieri il ministro della Difesa belga Theo Francken, ha denunciato che "diversi droni" sono stati avvistati sulla base aerea Kleine-Brogel. "I piani per contrastare episodi che fanno parte della guerra asimmetrica lanciata dalla Russia, abbattendo i droni, sono ormai pronti", ha annunciato il ministro. Gli avvistamenti nelle ultime settimane si sprecano. Aeroporti di Danimarca, Norvegia e Polonia hanno sospeso i voli per lo stesso motivo così come Romania ed Estonia.
Ovviamente tutti hanno puntato il dito contro Mosca che nega però ogni responsabilità ma non può essere un caso che gli avvistamenti si siano registrati sui cieli dei Paesi che sostengono maggiormente l'Ucraina. Tanto da portare l'Ue a cercare soluzioni concrete contro questa forma di guerra ibrida. Parte non secondaria di una guerra in cui nuove armi e sanzioni pesanti possono davvero fare la differenza. Trump permettendo.
