L'obiezione che solleva i dubbi su Garlasco

Scritto il 01/11/2025
da Francesca Galici

Le consulenze hanno trovato solo un "dna ignoto", attribuito a Sempio dai consulenti, sotto le unghie della vittima: se fosse da trasferimento, è "anomalo" che non ci sia anche quello di chi viveva in quella casa

Uno dei pilastri sui quali si fonda l'indagine sull'omicidio di Chiara Poggi condotta dalla procura di Pavia è il Dna trovato sotto le unghie della vittima che, secondo i consulenti di Alberto Stasi e degli stessi procuratori, apparterrebbe ad Andrea Sempio. Questo è l'elemento principe dell'incidente probatorio in corso, che dovrebbe concludersi il prossimo 18 dicembre, quando il perito nominato dal gip, la dottoressa Denise Albani, renderà note le proprie conclusioni. La difesa di Sempio, indagato per omicidio in concorso di Chiara Poggi, attualmente ha assunto una posizione diversa rispetto al passato e sostiene che, se anche fosse del proprio assistito, non vorrebbe dire nulla, in quanto potrebbe anche essere il frutto di una contaminazione.

Secondo il pool difensivo di Sempio, che ora include anche la genetista Marina Baldi, il quantitativo di Dna non sarebbe abbastanza per giustificare una traccia lasciata in un contesto difensivo da parte della vittima. In quel caso, a suo avviso, ce ne dovrebbe essere di più. Quindi, il Dna di Sempio, secondo questa teoria, potrebbe essere finito sotto le unghie di Chiara Poggi in maniera del tutto casuale, toccando un oggetto che in passato lo stesso indagato avrebbe potuto toccare. Ma questa ricostruzione non convince particolarmente esperti e difesa di Alberto Stasi. "Qualche giorno fa, parlando con Alberto, abbiamo, ovviamente, parlato delle ore e dei giorni precedenti. I ragazzi si sono toccati le mani, si sono tenuti le mani, hanno mangiato la pizza, sono stati in automobile insieme, Chiara è andata a casa d'Alberto, Alberto a casa di Chiara. Non mi permetto di commentare ciò che ha detto la dottoressa Baldi, però, certo, c'è un'anomalia", ha dichiarato l'avvocato Antonio De Rensis, che difende Stasi.

In effetti, il materiale genetico del fidanzato della vittima, che era con lei fino alla sera prima, non è stato trovato. "Non c'è nulla del papà, non c'è nulla della mamma, non c'è nulla del fratello e non c'è nulla del fidanzato. C'è soltanto il dna di uno sconosciuto. Possiamo dire che è un'anomalia questa con tutto il garantismo del mondo? Sfido chiunque a dire che non è un'anomalia. Quattro persone che vivevano a contatto con la povera Chiara non hanno lasciato il dna sul suo corpo, uno sconosciuto sì, qualora dovesse essere accertato", ha sottolineato ancora l'avvocato. Questo non è un nodo di poco conto in questa vicenda ed è un elemento che da sempre suscita perplessità.