Riello ai cinesi? Attese entro l'11 novembre le offerte

Scritto il 02/11/2025
da Camilla Conti

In corsa anche Ariston e Ferroli ma il Dragone prova la zampata. Il caso Haier-Candy

Il termine per le cosiddette non-binding offers, ovvero le offerte non vincolanti, è per il prossimo 11 novembre. In questa data l'advisor Bofa (Bank of America) e il venditore americano Carrier scopriranno le carte su chi vuol comprarsi la Riello, uno dei marchi storici italiani nel comparto riscaldamento. Che rischia di finire in mani cinesi.

La storia recente dell'azienda veneta fondata negli anni Venti, che nel 2005 ha acquisito Beretta, vede un continuo cambio di proprietà: nel 2015, Ettore Riello ha ceduto il 70% del capitale a United Technologies Corporation, un conglomerato statunitense attivo anche nel settore dei sistemi che controllano la temperatura, l'umidità e la qualità dell'aria, tramite Carrier. Dopo la scissione di UTC, Carrier è rimasta proprietaria di Riello/Beretta.

Poco dopo, quel 70% è diventato 100 per cento. La gestione americana andata avanti per dieci anni ha, però, generato un forte deterioramento industriale e commerciale: fatturato in calo di quasi 200 milioni (attesi meno di 400 milioni a fine 2025, -33%) a fronte di un mercato europeo in crescita media annua del 4-5%; riduzione degli agenti in Italia, chiusura degli stabilimenti di Villanova (Abruzzo) e Morbegno (Lombardia), delocalizzazione di linee produttive a Torun (Polonia) e investimenti industriali minimi, con conseguente ritardo tecnologico.

Nel 2023 Carrier ha acquisito la tedesca Viessmann e quest'anno ha deciso di dismettere Riello/Beretta, mettendoli sul mercato. In corsa ci sarebbero le italiane Ariston e Ferroli ma sono spuntati anche due colossi cinesi produttori elettrodomestici, Haier e Midea, interessati a utilizzare il gruppo italiano come piattaforma commerciale per tecnologie prodotte in Cina.

Il precedente è recente: Haier, proprietaria di Candy/Hoover, ha chiuso lo stabilimento Candy a Brugherio (Milano) e spostato la produzione in Cina, replicando lo stesso schema anche in Romania. L'esperienza europea mostra che, dopo l'acquisizione di marchi storici da gruppi cinesi, la promessa di sinergie industriali lascia spesso spazio a chiusure di siti produttivi locali e aumento della dipendenza tecnologica dall'estero.

Nel caso di Riello ci saranno ulteriori complicazioni se finirà in mani cinesi: l'azienda opera, infatti, in filiere industriali critiche (comfort climatico, elettronica, sensori, agroalimentare, sanitario, energetico, difesa). Ma soprattutto, senza una strategia industriale nazionale, la cessione di questo storico marchio italiano rischia di rappresentare un nuovo caso di desertificazione industriale e perdita di autonomia tecnologica.