Il congedo elegante da “Downton Abbey” e il cinema gentile di Gianni Di Gregorio, “Come ti muovi, sbagli”

Scritto il 13/09/2025
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Un addio in grande stile. È “Downton Abbey. Il gran finale”, terzo e ultimo film cinematografico nato dalla popolare serie britannica creata da Julian Fellowes nel 2010 e diventata un cult amatissimo in tutto il mondo. Diretto con mestiere da Simon Curtis, il film affronta il tema del cambiamento socio-economico nell’Inghilterra del 1930. Nonostante la struttura narrativa sia poco consistente, il racconto si mantiene sempre sontuoso, impreziosito da messa in scena e costumi preziosi. A brillare è soprattutto il cast, riunito al gran completo. Un congedo con eleganza. Da Venezia82 è in sala la commedia “Come ti muovi, sbagli” di e con Gianni Di Gregorio, con Greta Scarano e Iaia Forte. Uno sguardo dolce e lieve sulla terza età. Un professore in pensione, genitore-nonno, che si barcamena per i suoi familiari cercando di proteggere una porzione di vita personale, affettiva. Umorismo acuto e gentile.

“Downton Abbey. Il gran finale” (Cinema, 11 settembre)
È tempo di salutare l’universo narrativo di “Downton Abbey” creato da Julian Fellowes nel 2010, durato sei stagioni di successo – è la serie inglese più vista al mondo – e tre film al cinema. Il terzo, “Downton Abbey. Il gran finale” (“Downton Abbey. The Grand Finale”), è nelle sale dall’11 settembre 2025. Scritto e prodotto dallo stesso Fellowes, il film è diretto dalla mano esperta di Simon Curtis (“Marilyn”, 2011; “Woman in Gold”, 2015; “Downton Abbey II. Una nuova era”, 2022). Un capitolo finale della saga cui prendono parte tutti gli interpreti, diventati la grande famiglia di Downton: Michelle Dockery (Lady Mary), Hugh Bonneville (Robert Crawley), Elizabeth McGovern (Cora Crawley), Laura Carmichael (Lady Edith), Jim Carter (Carson), Phyllis Logan (Mrs. Hughes), Brendan Coyle (Bates), Joanne Froggatt (Anna), Lesley Nicol (Mrs. Patmore), Penelope Wilton (Lady Isobel), compresi i guest Paul Giamatti (Harold), Dominic West (Guy Dexter) e Alessandro Nivola (Gus Sambrook). Il film è targato Carnival Films, Universal Pictures e Focus Pictures.

La storia. Inghilterra 1930, la serenità di Downton Abbey è scossa da una serie di cambiamenti. Anzitutto la famiglia Crawley, seppur viva ancora agiatamente, deve fare i conti con un mondo in profonda agitazione socio-economica. È chiamata a ripensare a molte spese e a pianificare la vendita di alcune proprietà. Dagli Stati Uniti arriva Harold, il fratello di Cora, che le comunica di aver perso la fortuna di famiglia a seguito di investimenti sbagliati legati alla crisi del 1929. Le sfida più grande, però, è la salvaguardia dell’onore e della rispettabilità sociale, minacciati dalla notizia del divorzio di Lady Mary…

Credit: Rory Mulvey / © 2025 FOCUS FEATURES LLC

“Questo film – ha raccontato il regista – è un ritratto affettuoso dei personaggi mentre varcano gli anni ’30, e scaviamo nelle emozioni dei protagonisti alla fine della storia che stiamo raccontando. (…) Julian ha una grande umanità e dona a ogni personaggio, indipendentemente dalla classe sociale, dal sesso o dall’età, dignità, arguzia e calore. Adoro quei piccoli momenti di umanità tra i diversi personaggi, con l’ulteriore consapevolezza toccante che, molto spesso, questi momenti sono i loro ultimi insieme”.

Dalle parole di Simon Curtis emerge con chiarezza il punto di forza di quest’ultimo film. Si tratta di un congedo dalle stanze del castello nello Yorkshire, volgendo lo sguardo qua e là a luoghi amati nel corso della serie e soprattutto a personaggi indimenticabili, radicati nel cuore degli spettatori. E poco importa se la trama risulta fragile, quasi inconsistente. L’importante è godersi un’ultima serata in compagnia dei propri beniamini. Fellowes formula battute e dialoghi acuti e scoppiettanti, che caratterizzano perfettamente i personaggi e rimangono impresse in maniera nitida; in più l’autore si diverte a ricollegare la narrazione con situazioni del passato, episodi della serie, rafforzando il tratto avvolgente, familiare, del racconto: il richiamo all’ironia di Lady Violet (la compianta Maggie Smith), alle sue opinioni sui cambiamenti sociali, a cominciare dal suo sbalordirsi per il concetto di “weekend”; ancora, il dialogo tra Mrs. Hughes e Mrs. Patmore sulla vita coniugale oppure la verità sul legame tra Robert Crawley e il maggiordomo Bates, senza dimenticare i nostalgici omaggi agli scomparsi Matthew e Lady Sybil.

Credit: Rory Mulvey / © 2025 FOCUS FEATURES LLC

“Downton Abbey. Il gran finale” conquista per la raffinata e impeccabile messa in scena, tra la cura degli interni del castello (salotto, camere da letto, scene di colazioni o cene di famiglia) e le suggestive riprese in esterna come l’ippodromo di Ascot; splendidi, poi, i costumi firmati Anna Robbins e le inconfondibili musiche di John Lunn.

Il film è un valzer di dolci emozioni, marcate soprattutto da malinconia, per un mondo che volge al termine, sia perché la storia e la società inglese sono destinate a cambiare inesorabilmente sotto i colpi di una modernità incalzante, sia perché quella dei nostri protagonisti volge al termine. Un elegante addio, tra sorrisi e lampi di commozione. Consigliabile, semplice.

“Come ti muovi, sbagli” (Cinema, 5 settembre)
Romano, classe 1949, Gianni Di Gregorio ha debuttato tardi dietro alla macchina da presa. Nel 2008 firma la sua opera prima, la commedia “Pranzo di ferragosto”, raccogliendo consensi di critica e pubblico, vincendo anche il David di Donatello come miglior regista esordiente. Negli anni sono seguiti titoli sullo stesso tracciato che ne hanno confermato abilità, umorismo acuto e respiro poetico: “Gianni e le donne” (2011), “Lontano lontano” (2019) e “Astolfo” (2022). A Venezia82 – Giornate degli Autori ha presentato il nuovo film “Come ti muovi, sbagli”, di cui è regista e sceneggiatore (il copione è firmato con Marco Pettenello), una metafora sulla terza età, colta tra affanni familiari e desiderio di sentimenti. Oltre a Di Gregorio, nel cast anche Greta Scarano, Tom Wlaschiha e Iaia Forte. Prodotto da Bibi Film e Rai Cinema, il film è nelle sale con Fandango.

La storia. Roma oggi, un professore ultrasettantenne trascorre placidamente le sue giornate da pensionato scandite da una certa routine. All’improvviso sua figlia Sofia fa ritorno a casa dalla Germania portando con sé i due figli preadolescenti: ha scoperto che il marito Helmut l’ha tradita e non vuole più saperne di lui. Al professore non rimane che occuparsi dei nipoti, provare a consigliare tanto la figlia quanto il genero, e al contempo a salvare la sua amicizia con Giovanna, messa a dura prova dalla sua indecisione e dalle incombenze familiari…

“C’è una cosa – dichiara il regista – della quale noi umani a quanto pare, non possiamo fare a meno: la famiglia. Infatti, cosa c’è di più bello della famiglia? E cosa c’è di più impegnativo della famiglia, con il suo incommensurabile carico d’amore che schiaccia ogni velleità personale, ogni anelito di libertà e di pace? Questo film è dedicato alla famiglia e dunque all’amore, questa forza che ci fa fare cose che non avremmo mai creduto di poter fare, rendendoci allo stesso tempo formichine al lavoro ma anche eroine ed eroi epici”.

Di Gregorio ci regala un altro puntuale sguardo sulla società odierna, servendosi come sempre della sua consueta cifra dolce e semiseria. Ci racconta ancora una volta l’ultima stagione dell’esistenza, la terza età, tra ripetitività, stanchezze varie ma anche un vibrante desiderio di vita, dove c’è posto ancora per amare ed essere amati. L’autore, con stile accorto e brillante, tratteggia un protagonista ancora una volta vicino alla propria età, esplorandone bene la condizione tra luci e chiaroscuri. Il suo sguardo per lo più è rivolto alle tonalità calde, quelle della fiducia e della speranza. Il professore vive in un guscio, in una comfort zone, da cui è scosso dalla figlia Sofia con figli e problemi al seguito, che lo spingono a cercare soluzioni per tutti, soprattutto a preservare i propri spazi di autonomia e a trovare il coraggio di cogliere le tenerezze dell’amore.

“Come ti muovi, sbagli” è una commedia simpatica e gentile, all’apparenza semplice ma a ben vedere segnata da una chiara densità tematica. Un racconto che scivola via su un copione ben scritto, che coniuga realismo e umorismo garbato, regalando suggestioni acute e divertenti. Un cinema che si apprezza con facilità, per la sua scorrevolezza ma anche per i suoi lampi di poesia quotidiana. Consigliabile, brillante, per dibattiti.

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