Lo spettacolo popolare, un mondo ambasciatore di gioia e speranza

Scritto il 13/09/2025
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Conoscere meglio la realtà dello spettacolo popolare e il suo legame con la fede cattolica, in continuità con il Giubileo delle bande e dello spettacolo popolare che si è svolto nei mesi scorsi. Un mondo variegato che va dai fieranti e circensi, bande musicali, artisti di strada che per la loro itineranza spesso vivono ai margini. C’è, nei loro confronti, molta diffidenza perché, soprattutto per fieranti e circensi, carovane, camion, giostre, chapiteaux, la loro presenza stravolge la vita di quartieri o dei paesi. Far crescere e far vivere la Chiesa in questa realtà “mobile” che non ha la possibilità di contatti continuativi con le parrocchie è lo scopo di questa pastorale che entra nei tendoni, nelle roulotte, nelle piazze, e “celebra la fede là dove la vita accade”, ha detto il card. Fabio Baggio, sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale della Santa Sede, concludendo il seminario online “Lo spettacolo popolare, un mondo ambasciatore di gioia e speranza”, promosso dal Dicastero insieme alla Fondazione Migrantes. Un “universo straordinario, ricchissimo di umanità e significato” fatto di “volti, nomi, famiglie, comunità. Persone che vivono in movimento, ma che ci ricordano che la vita, in fondo, è sempre un pellegrinaggio”. L’arte popolare – ha detto il card. Baggio – “genera speranza. Pensiamo al circo sociale, che trasforma la marginalità in risorsa educativa, o al folklore che include, che insegna, che resiste. E anche la religiosità popolare, così ricca di simboli e ritualità, è una via concreta per trasformare il dolore in consolazione, l’assenza in presenza, la morte in speranza di vita”. La pastorale dello spettacolo popolare è “una scuola di speranza”: lo è nella scuola itinerante, nei riti religiosi vissuti tra le giostre e i carri, dove la fede “si fa compagna di viaggio”; lo è quando un prete celebra una messa in un autoscontro o accompagna una cresima tra una tappa e l’altra della tournée: “Tutto questo è Vangelo incarnato”.

Gli artisti dello spettacolo popolare offrono “gioia e senso dell’umorismo” agli altri, ha spiegato p. Sascha Ellinghaus, responsabile della pastorale dei fieranti e circensi della Conferenza episcopale tedesca, aggiungendo che le sfide poste dai continui spostamenti e dagli orari di lavoro, che sono “diametralmente opposti a quelli del resto della società, rendono questo gruppo di persone particolarmente bisognose di un’assistenza spirituale che conosca e apprezzi la vita degli ‘itineranti’ e che individui insieme a loro modi per vivere la fede in un ambiente colorato, affascinante, ma oggigiorno anche sempre più impegnativo, come quello delle fiere, delle sagre, dei mercati o dei parchi divertimento, e per farne un arricchimento della propria vita”. L’esperienza in questo campo di attività insegna che l'”assistenza spirituale agli itineranti” si basa “essenzialmente – ha detto – sul contatto personale dell’assistente spirituale con gli operatori del mondo fieristico e circense sul posto”. Il responsabile pastorale è il “ponte ‘personalizzato’ che dà forma alla Chiesa nel mondo fieristico e circense”.

(Foto Vatican Media/SIR)

L’operatore pastorale in questo campo deve “essere in grado di comprendere la professione degli artisti, degli addestratori di animali, dei circensi e dei venditori ambulanti, in modo da poter mettere in relazione la vita quotidiana di queste persone con la fede cristiana. E questo lo può imparare solo sul posto, alla sagra popolare, al circo o al parco divertimenti. Conoscendo più a fondo questo gruppo di persone e il modo in cui vivono le relazioni professionali e familiari, nonché la passione con cui molti di loro affrontano la vita, l’assistente spirituale di questi artisti acquisisce sempre più consapevolezza dei loro problemi e trova il modo migliore per trasmettere – ha concluso – il messaggio secondo cui vivere la fede cristiana arricchisce la vita, sostenendo la speranza e la consapevolezza che la presenza di Dio nella quotidianità può portare pace interiore e soddisfazione”.

(Foto Vatican Media/SIR)

Durante i lavori, moderati da don Mirko Dalla Torre, responsabile della Commissione pastorale per lo spettacolo viaggiante della Conferenza episcopale del Triveneto, molti relatori si sono soffermati sullo spettacolo popolare “come cuore vivo delle comunità”, sulle buone prassi della scuola itinerante, sulla speranza nella religiosità popolare e sul circo per tutti con l’esperienza del circo sociali in tanti luoghi come ha detto lo storico Alessandro Serena. Lo spettacolo popolare è quindi “senza dubbio ambasciatore di gioia e speranza perché la gioia e la festa sono l’anima di questo mondo”, ha spiegato don Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes, nel saluto iniziale.

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