Il 20 settembre si celebra il Giubileo degli operatori di giustizia, che riguarda quanti sono coinvolti nel mondo della giustizia laica, canonica, ecclesiastica, a vario titolo: giudici, pubblici ministeri, magistrati, avvocati, operatori del diritto. La Chiesa italiana, tramite il Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli, grazie ai fondi dell’8xmille, sostiene in tutto il mondo migliaia di progetti, sia specificamente rivolti agli operatori di giustizia, sia in senso più ampio volti a dare opportunità, rigenerare speranza, diventando così volano per declinare la giustizia, anche in contesti difficili e precari. Costruire giustizia vuol dire esigere il rispetto dei diritti, di tutti. Nell’ultimo Rapporto del “Norwegian Refugee Council” (NRC), pubblicato lo scorso giugno, sono elencate le dieci crisi più dimenticate al mondo di “forced displacement”, in cui le persone si spostano dalla propria regione o paese non volontariamente, ma a causa di persecuzioni, conflitti, violenza generalizzata, violazione dei diritti umani o disastri ambientali. Otto riguardano Paesi africani, ai quali si aggiungono l’Iran – con un numero crescente di rifugiati afghani – e l’Honduras. Circa 245mila honduregni hanno presentato domanda di asilo nel 2024, mentre almeno 100mila sono stati sfollati all’interno del Paese. Si tratta probabilmente di una sottostima, che maschera la reale portata della crisi. Il paese è un punto di transito per molti migranti diretti verso il nord, di cui spesso si perdono le tracce. La Chiesa locale da oltre 30 anni sostiene loro e le loro famiglie nel richiedere il rispetto dei loro diritti. Con un supporto legale ha potuto così aiutare tante famiglie di migranti scomparsi riunite in comitati nella costante ricerca di verità, giustizia e riparazione.
Come avviene anche in Messico, dove il Centro diritti umani “Miguel Agustín Pro Juárez” (Prodh), fondato dai gesuiti nel 1988, accompagna la ricerca della verità e della giustizia di numerose famiglie in cerca dei loro cari, mettendo risorse e capacità tecniche, materiali e umane al servizio delle vittime. Più in generale offre l’aiuto per rompere il silenzio contro impunità, corruzione e arresti arbitrari, con una costante azione di sensibilizzazione e difesa dei diritti. Dal 1° luglio a dirigerlo c’è, per la prima volta, una donna, la prof.ssa María Luisa Aguilar Rodríguez. “Ogni giorno – raccontano gli avvocati che patrocinano gratuitamente e i volontari che cercano di formare i cittadini per cambiare istituzioni e mentalità – vediamo la speranza delle vittime che, nonostante le avversità, continuano a lottare per la giustizia e la verità con resilienza e generosità. Le accompagniamo con una consulenza legale. Pubblicizziamo i loro casi alla radio, alla televisione e sulla stampa”. Alcune donne indigene Yañ”u che sono state imprigionate e condannate a 7 anni di carcere, grazie alla consulenza ricevuta, sono state rilasciate e il Procuratore generale della nazione ha chiesto loro perdono in un auditorium di circa 250 persone.
Casi singoli che diventano percorsi di comunità, di dialogo fondato sul rispetto della dignità umana, sulla verità, sulla responsabilità, sulla giustizia. A partire proprio dai meno tutelati. Come avviene in India, negli Stati di Goa e Maharashtra (provincia di Pune), grazie a un progetto della Fondazione Magis che attraverso formazione e accompagnamento, consente alle comunità vulnerabili di interfacciarsi con i dipartimenti e le istituzioni governative per chiedere il rispetto dei diritti e l’attuazione dei programmi sociali.
In Brasile invece, negli stati di Rio Grande do Sul, Santa Catarina, Paraná e San Paolo, la Chiesa attraverso il Consiglio Missionario Indigeno difende i diritti territoriali dei popoli indigeni che spesso si trovano in tavoli di conciliazione, interminabili negoziazioni con l’intento, in generale, di convincerli a rinunciare ai loro diritti costituzionali e ad accettare risarcimenti o scambi di terre, per favorire gli interessi economici e politici dei grandi proprietari terrieri e dell’agroindustria.
Nella Repubblica Democratica del Congo, ad esempio, la Diocesi di Budjala cerca di sviluppare le capacità delle comunità rurali in 25 villaggi, spesso vittime di gravi violazioni da parte dello Stato e di privati, nella promozione e difesa dei diritti umani e nella gestione pacifica dei conflitti. Tutto questo attraverso campagne di sensibilizzazione e la formazione di operatori delle Commissioni di Giustizia e Pace.
Progetti e contesti diversi che parlano di giustizia, pace e riconciliazione, diritti umani, formazione, informazione e stimolo nei confronti dell’opinione pubblica. Perché tutti siano consapevoli dei propri diritti, ma anche dei doveri nei confronti degli altri. Così ogni comunità può diventare, come papa Leone ha detto ai Vescovi italiani, una “casa della pace”, dove si impara a disinnescare l’ostilità attraverso il dialogo, dove si pratica la giustizia e si custodisce il perdono. (Discorso ai Vescovi della Conferenza Episcopale Italiana, 17 giugno 2025).
Speranza, giustizia e diritti
Scritto il 10/09/2025
In vista del Giubileo degli operatori di giustizia (20 settembre), il Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli fa il punto sui progetti, realizzati con i fondi 8xmille, che aiutano a declinare la giustizia, anche in contesti difficili.