Il presidente Carlo Cimbri non spende mai una parola per caso. Ed è per questo che, dopo che l'offerta pubblica di acquisto e scambio di Mps su Mediobanca è andata in porto, schiera già il suo Gruppo Unipol sullo scacchiere e guarda con interesse alle potenziali collaborazioni con il nuovo istituto nascente. «Unipol ha un suo percorso industriale, Mps è un competitor di Bper (la banca dove Unipol è socia di riferimento, ndr), non abbiamo un interesse diretto ma stare fermi non è mai stato nel nostro dna. Dipende dalle opportunità che si creeranno».
Insomma, nulla è precluso a priori per Cimbri, intervistato sabato sera sul palco di Digithon, a Bisceglie (in Puglia). «La nostra Bper ha fatto un'Opa e ha acquisito la Banca Popolare di Sondrio e così è diventata una banca da 200 miliardi». Proprio riguardo alla Sondrio, oggi si riunirà l'assemblea dei soci per varare il nuovo consiglio d'amministrazione dove per la presidenza è in lizza l'ex Unicredit Andrea Casini, tra gli altri nomi figurano anche Elvio Sonnino e Giuseppe Recchi. Sarà sostituito l'attuale ad dell'istituto valtellinese, Mario Alberto Pedranzini. «In Italia servono banche solide, forti, che finanzino le aziende, l'economia», ha proseguito Cimbri. «L'Italia è un Paese che raccoglie un grande risparmio, dobbiamo evitare che vada a finire all'estero ma piuttosto dirottato verso altre attività». Una dichiarazione, quest'ultima, che ha un richiamo all'operazione messa in piedi nel risparmio gestito tra Generali e Natixis, ormai destinata su un binario morto. Ed evidenzia una sintonia assoluta con il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, e con il governo che non a caso nelle prescrizioni golden power all'offerta di Unicredit su Banco Bpm aveva posto vincoli stringenti proprio in tema di credito alle imprese. Proprio il ministro Giorgetti ieri ha ribadito che le banche «devono considerare che sono nate soprattutto per, non dico servire l'economia reale, ma essere al fianco dell'economia reale. Quindi a noi interessa come governo che continuino a fare credito, lo facciano sempre di più». E a proposito di Mps-Mediobanca, il titolare del Tesoro ha ricordato che il governo non ha il controllo di Mps e che «siamo scesi sotto le percentuali di controllo come richiesto» dall'Unione europea.
Intanto, sul fronte Mps-Mediobanca, quella che inizia oggi è una settimana ricca di avvenimenti. In primis, in ossequio ai regolamenti Consob, oggi Siena entrerà in possesso del 62,3% di Mediobanca e domani (fino al 22 settembre) riapriranno i termini di adesione per dare la possibilità anche ai soci non inizialmente convinti dall'offerta di aderire. Le attese sono per un tasso di adesione che potrebbe anche arrivare a superare l'80 per cento del capitale. Fatto che permetterebbe all'istituto guidato da Luigi Lovaglio di avere pieno controllo dell'assemblea ordinaria e straordinaria (e quindi anche sull'addio alla Borsa di Piazzetta Cuccia). I riflettori, poi, saranno sul cda di giovedì dopo il quale è attesa la formalizzazione delle dimissioni dell'attuale ceo Alberto Nagel. Insieme a lui potrebbero dimettersi anche il presidente Renato Pagliaro e almeno una parte dei consiglieri.