Si scrive sinodalità, si legge democrazia. Ci vuole più democrazia nella Chiesa, ma la democrazia funziona come può nel mondo laico. Nell'intervista a Elise Ann Harris, Papa Leone dà a Pietro quel che è di Pietro e a Cesare quel che è di Cesare, ma non li separa, anzi li mette in relazione e il problema, come capita talvolta, è quello delle giuste dosi della "coralità". O meglio, dei limiti di un sistema che, per dirla alla Winston Churchill, è il peggiore del mondo eccettuati tutti gli altri.
Il tema che pone il pontefice è quello di una Chiesa che sia sempre più una comunità. E che sappia valorizzare le forze e le energie che la attraversano e nascono dal basso. Come fare? "Non si tratta di cercare di trasformare la Chiesa - è la stoccata di Leone - in una sorta di governo democratico, perché se guardiamo a molti Paesi del mondo oggi, la democrazia non è necessariamente una soluzione perfetta per tutto".
Ecco, non dobbiamo illuderci che il concetto di democrazia ci metta al riparo come uno scudo da guai, errori, cadute. Del resto, non c'era bisogno dell'analisi di Robert Francis Prevost per sapere che oggi i Paesi democratici sono in difficoltà e sotto attacco, spaccati e impauriti, in tutto l'Occidente, dagli Usa alla Francia.
Insomma, nel contesto globale, la democrazia zoppica, ma nella Chiesa ce ne vuole di più. Dove il di più è la partecipazione dei fedeli alla vita e alle responsabilità della comunità. Si chiama appunto sinodalità che è la traduzione, se non del governo, almeno della valorizzazione dei laici dentro l'ecclesia. "La sinodalità - prosegue Leone - è un modo per descrivere come possiamo unirci ed essere una comunità e cercare la comunione come Chiesa, affinché sia una Chiesa il cui obiettivo principale non sia una gerarchia istituzionale, ma piuttosto un senso di noi insieme".
È un capitolo su cui già Francesco aveva investito molto, suscitando malumori e gelosie di stampo clericale. Prevost si aggancia al predecessore e tiene dritta la barra: "Alcune persone si sono sentite minacciate da questo. A volte i vescovi e i sacerdoti possono pensare che la sinodalità mi toglierà autorità. La sinodalità non è questo. E forse la loro idea di che cosa sia la loro autorità è un po' sfocata, sbagliata".
È un discorso che tiene insieme la gerarchia e i carismi, Pietro e Giovanni, per rimanere agli apostoli, e che per come lo intendiamo nelle nostre società, trova un punto decisivo nel voto. Voto che però non ci mette al riparo da personaggi mediocri o inconcludenti, dalla stanchezza e alla fine dalla persuasione che tutto sia inutile. Ecco quindi la disaffezione e la lontananza dalle urne, malattia progressiva in Italia come in altre democrazie.
Ma questo il Papa non lo dice; a lui interessa far vivere la Chiesa. Tutta la Chiesa. Senza lasciare ai margini, o peggio, fuori nessuno. Come in una vera democrazia.