"Torna il nemico da sopprimere. In Italia monta l'odio dei pro Pal"

Scritto il 15/09/2025
da Hoara Borselli

Lo scrittore Pierluigi Battista: "Si sta risvegliando una bestia che credevamo sopita. Preoccupa l'incarognimento politico e il silenzio degli intellettuali"

Pierluigi Battista è un giornalista e uno scrittore. È stato vicedirettore del Corriere della Sera. Da ragazzo militava nei gruppi extraparlamentari e ha conosciuto bene la politica violenta della sinistra negli anni Settanta. Nei prossimi giorni uscirà in libreria il suo libro "Il professore ebreo perseguitato due volte" (La nave di Teseo).

C'è un clima politico di odio, oggi, un clima pericoloso, in Italia, come dice Giorgia Meloni?

"Si sta risvegliando l'idea che sia giusto criminalizzare l'opinione nemica. L'idea che se consideri pericoloso quello che pensa un tuo avversario, allora è giusto aggredirlo, delegittimarlo, a volte de-umanizzarlo. Tu non hai più davanti a te una persona ma il simbolo del male".

Sta succedendo questo?

"Sì. Si sta risvegliando una bestia che sembrava sopita. Ho l'età sufficiente per ricordarmi quel giorno di marzo del 1978 e cosa successe nell'aula magna della facoltà di Lettere, a Roma, quando giunse la notizia che era stata annientata la scorta di Aldo Moro e lui era stato rapito: un grido di esultanza che venne da tutta l'assemblea".

Ti tornano alla mente quegli anni?

"Da una parte c'è un singolo che compie il gesto assassino, ma il vero problema è quello che c'è intorno a quel gesto. Le reazioni che si sono avute alla morte di Kirk sono agghiaccianti. Michele Serra definisce abominevoli le idee di Kirk. Abominevole è un termine che non va usato quando si parla di idee".

Tu condividi le idee di Kirk?

"Posso non condividere gran parte delle cose che diceva, ma è uno che è morto facendo una cosa che dovrebbe essere il Vangelo della democrazia liberale: Prove me wrong, dimostrami che sto sbagliando. Una cosa che oggi sembra lunare. Se oggi vai a vedere una assemblea proPal in un'università, l'idea che ci possa essere un'opinione diversa da quella ufficiale è considerata una provocazione".

Il rifiuto delle idee dell'altro, la sua disumanizzazione è un fenomeno solo americano?

"No. È un fenomeno italiano, europeo e occidentale. È quello che oggi si chiama polarizzazione. È alimentata dai social, dal fatto che ognuno si sente autorizzato a dire la prima assurdità che gli viene in mente".

Quali sono le conseguenze della polarizzazione?

"Il vero problema è la giustificazione ideologica della soppressione fisica di chi è contro di te".

Cioè l'assassinio politico?

"Non intendo solo l'assassinio. Soppressione intesa come se tu non esistessi: sei un ebreo che vuoi parlare all'università? Non esisti, non puoi parlare, sei soppresso".

Dicono che questa violenza sia figlia di Trump

"Nessuno si ricorda che durante la campagna elettorale americana l'obiettivo - e cioè l'uomo che stava per morire e si è salvato per questione di centimetri - si chiamava Donald Trump. Questa cosa viene completamente cancellata. Si è detto che è una specialità americana quella di sparare sui presidenti, si citano Kennedy e Lincoln. Ma Trump era un candidato, non era presidente. Gli spararono in diretta durante un comizio".

Sentendo le dichiarazioni di alcuni intellettuali torna alla mente il vecchio slogan anni Settanta: "Uccidere un fascista non è un reato"...

"Già. E lo gridavano migliaia di persone in corteo, non un piccolo gruppo di militanti delle Br. Secondo me è storicamente sbagliato ricondurre quello che sta accadendo alle Br. L'uccidere un fascista non è reato di ieri, invece sì: è uguale a uccidere Kirk non è reato di oggi".

Il Parlamento europeo si è rifiutato di fare un minuto di silenzio?

"Quello che a me preoccupa molto è una forma di imbarbarimento, di incarognimento della politica che sembrava finito col crollo del muro di Berlino e con la fine dell'ideologia. Invece sta ritornando, e in Italia è particolarmente forte con i pro Pal. Chiunque obietti sulla narrazione dominante viene considerato complice del genocidio. Non è odio politico, esistenziale, impedire agli ebrei di entrare in un autogrill, in una pizzeria?".

Questo gli intellettuali non lo dicono?

"No. È questo quello che mi spaventa: tutto questo perenne, reiterato silenzio degli intellettuali italiani. I quali devono sempre, calcisticamente parlando, buttare la palla sugli spalti, devono sempre trovare una colpa ulteriore, più grande: è stato Trump, è stata la vendita delle armi, è stato Mussolini per cui, se c'è stato Mussolini, io posso prendere Sergio Ramelli e ammazzarlo a colpi di chiave inglese. Lì c'erano i professori complici, come sta avvenendo adesso. Quelli non erano delle Br. Erano militanti dei gruppi di sinistra".